La Lancia Fulvia Coupé è una coupé sportiva prodotta tra il 1965 ed il 1976. Dalla non fortunatissima berlina derivò, nel 1965, un’elegante e sportiva coupé, che divenne un enorme successo commerciale, grazie alla bellezza della linea e, in un secondo tempo, all’impulso derivante dalle numerose vittorie nelle gare di rally.
Disegnata da Piero Castagnero, che s’ispirò (secondo le sue dichiarazioni) al motoscafo Riva, la Fulvia Coupé è una berlinetta sportiva una classica 2 + 2 , dall’aspetto elegante, dalle finiture curate (come la plancia rivestita in vero legno) e dalle prestazioni sportive.
Realizzata sullo stesso pianale della berlina il passo era di 150 mm più corto , pari cioè a 2330 mm.
Il motore della Lancia Fulvia Coupé, nella versione di base, è un 4 cilindri con architettura a V stretta (13°) e inclinato di 45° per ridurre lo spazio occupato in altezza. La distribuzione è a doppio albero a camme e la cilindrata è di 1.216 cc (la stessa del motore montato sulla versione GT della berlina), l’alimentazione era a due carburatori a doppio corpo Solex . L’unità di trazione è in grado di sviluppare 80 CV ad un regime di 6.000 giri al minuto e di raggiungere una velocità di punta di 160 km/h. L’accelerazione da 0 a 100 km/h è di 14 secondi mentre la trasmissione è un cambio a quattro marce a cloche con la famosa “leva lunga”. Nel 1967 il motore viene leggermente modificato: la cilindrata passa a 1.231 cc e l’angolo dei cilindri viene assottigliato di un quarto di grado. Il propulsore da 1.3 litri, che sospinge la versione Rallye 1.3 viene presentato al Salone di Ginevra del ’67; è abbinato ad alcune migliorie tecniche, come ad esempio carburatori e collettori di scarico nuovi ed è in grado di sviluppare 101 CV di potenza. Il processo di potenziamento culmina nel 1968 con la presentazione, al Salone di Torino, della Rallye 1.6 HF – destinata ad una breve ma fulgida carriera sportiva – che offre 115 CV di potenza, il cambio a cinque marce e un’architettura a V ancora più stretta (11°).
Intuendo le potenzialità della vettura, che però non poteva competere, coi suoi 1298 cm³, per il titolo assoluto, Cesare Fiorio, responsabile del reparto corse Lancia, ottenne, nonostante le risicate risorse finanziarie, il benestare per sviluppare ulteriormente l’HF. Il risultato fu la Rallye 1,6 HF del 1969 (detta anche “fanalone”, per via della coppia di fari interiore più grandi di quella esterna): 1584 cm³, 120 CV (160 CV la versione da corsa), 850 kg, cambio a 5 marce, assetto da corsa (camber negativo), sterzo diretto e cerchi in lega con pneumatici maggiorati. La “fanalone” permise alla Lancia di aggiudicarsi numerosi rally ed il Campionato del Mondo del 1972.
Nel 1970 subì il primo importante restyling . A livello estetico i cambiamenti erano minimi (nuova mascherina più sottile e lineare, paraurti con fascia protettiva in gomma nera), mentre sotto il profilo tecnico si segnalava l’adozione del cambio a 5 marce anche sulla Coupé 1.3 S (con motore di 1298 cm³ da 90 CV) ed un notevole miglioramento dell’impianto frenate ed un aggiornamento della geometria delle sospensioni anteriori. I risparmi, però, erano realizzati sui materiali interni (il legno della plancia era impiallacciato su un supporto d’alluminio) ed esterni (vennero eliminate le parti in peraluman che però compaiono casualmente su alcune vetture).
Oltre alla Coupé 1.3 S, la gamma includeva la Coupé 1600 HF (1584 cm³, 115 CV) e la 1600 HF Lusso. La prima aveva carrozzeria priva di paraurti, sedili sportivi, allestimento semplificato; la seconda, aveva dotazioni più raffinate come i sedili con poggiatesta, i deflettori sulle portiere, insonorizzazione completa. Le Coupé 1600 HF erano entrambe dotate di cerchioni Cromodora in lega leggera e la carrozzeria è caratterizzata da parafanghi allargati che le distinguono dalle 1,3 S. Per celebrare la vittoria del Rallye di Montecarlo del 1972 venne allestita una serie di Coupé 1,3 S con livrea analoga alla vettura da corsa. Anche questa vettura presenta i passaruota allargati similmente alla Coupé 1600 HF. Tuttavia i lamierati della Fulvia Montecarlo sono differenti rispetto a quelli delle Coupé 1600 HF.
Alla fine del 1972, la Fulvia berlina venne tolta di listino, la Coupé vendeva ancora bene e rimase in produzione. Per non far concorrenza alla nuova Beta Coupé, tuttavia, nel 1973 la gamma venne ridotta alla sola versione 1.3 da 90 CV che, per l’occasione, venne sottoposta ad un nuovo leggero restyling che ne trasformò il nome in Fulvia 3.
I ritocchi, ancora una volta, erano mirati ad aggiornare l’estetica ed aggiornarne la sicurezza sebbene riducendo i costi: la mascherina divenne in plastica nera conformemente alla moda dell’epoca, il volante in materiale sintetico imbottito, vennero adottate cinture di sicurezza fisse a 3 punti ed i poggiatesta; il pomello della leva del cambio in legno (come sulla Beta Coupé e sulla Stratos) e un cruscotto con strumenti a sfondo bianco al posto di quelli neri della seconda serie. Il restyling segnò anche l’abbandono delle competizioni, dove venne sostituita dalla vittoriosa Stratos. Dalla 3 vennero prodotte anche le versioni Montecarlo e la Safari, invariate nella meccanica. La produzione cessò definitivamente nel 1976, quando venne lanciata la versione 1300 della Beta Coupé.
La Fulvia Coupé venne prodotta in 140.454 esemplari, di cui 6.419 HF.
Lancia Fulvia Coupé Montecarlo
Allego scheda tecnica tratta dal Lancia Fulvia Club Italia