In questi giorni tutti i media parlano della Dakar 2024, vorrei far conoscere ai “millenials” cos’era la Paris-Dakar quella vera che si disputò dal 1978 al 2007, nel 2008 a causa delle minacce terroristiche fu cancellata. Tuttavia, il rally è stato riproposto nel 2009 in Sudamerica e dal 2020 si è spostato in Arabia Saudita ma nulla fu più come prima.
Che sia una delle gare con maggior storia e tradizione di tutto il motorsport è cosa nota ai più ma, in quanti sanno com’è realmente nato il più celebre raid del mondo? É una storia particolare, che nasce da una disavventura di un uomo francese: Thierry Sabine.
Siamo nel 1977 ed il francese Thierry Sabine si fece assalire dalla voglia di compiere un’impresa a bordo della sua fidata Yamaha XT 500, iscrivendosi al Rally Raid con partenza da Abidjan (la città più popolosa e l’ex capitale della Costa d’Avorio) per giungere a Nizza (in Francia) percorrendo le tortuose ed inesplorate strade che tagliavano in due il deserto. La tecnologia dei tempi si riduceva a mappe, bussola ed orologio, uniti ad un necessario senso di orientamento. Roba per temerari veri.
Lungo il percorso però qualcosa andò storto. Sabine si stacco dal gruppo, perse ben presto la giusta direzione. Questione di attimi e si ritrovò da solo nel bel mezzo del deserto e, nel tentativo di recuperare la rotta, fu vittima di un incidente nel quale perse gli unici sistemi che potevano aiutarlo nella navigazione verso il traguardo. Un vero guaio. Restava una cartina e nessun punto di riferimento. Decise di non arrendersi e di salire in moto nel tentativo di incrociare qualche villaggio aldilà delle dune. Una guida verso l’ignoto, completamente in mano alla buona sorte finché il sole avrebbe permesso di proseguire. Nei giorni successivi cibo ed acqua iniziavano a scarseggiare e proseguire nella sabbia era diventato difficile. Scelse di continuare a piedi, cercando di mantenere la lucidità per idratarsi e tenere il corpo più in forma possibile, Sabine raccontò poi in seguito che iniziò un peregrinare terribile tra le dune, che sembravano non finire mai. All’improvviso iniziarono ad allinearsi delle idee nella testa e quella trappola di sabbia iniziò a diventare il posto perfetto per una gara dai contorni epici. Il deserto che all’improvviso prende vita e si accende tra i rumori di motociclette che si inseguono verso una meta. Avvincente, epico, unico. Passavano però i giorni e Sabine restava in quella difficile condizione, con la disidratazione che iniziava a farsi sempre più pesante ed il fisico che iniziava ad abbandonarlo. Venne ritrovato da una squadra di soccorso che lo riportò velocemente in Francia dove gli venne letteralmente salvata la vita. Nonostante la grande paura quell’idea non lo abbandonò e fu così che decise che quella gara si sarebbe veramente organizzata e sarebbe stata per auto, moto e camion.
Da allora, la Paris-Dakar è diventato una vera e propria leggenda, richiamando ogni anno partecipanti da tutto il mondo per sfidarsi in un’epica avventura attraverso le sabbie del deserto. La gara inizia a Parigi e termina a Dakar, la capitale del Senegal, e attraversa diversi paesi e terreni difficili. La gara prevede numerose tappe, alcune delle quali molto impegnative, che richiedono agli equipaggi di percorrere centinaia di chilometri in condizioni estreme.
Il percorso del Paris-Dakar attraversa alcuni dei deserti più difficili e pericolosi del mondo, tra cui il Sahara, il deserto del Gobi, il deserto del Kalahari e il deserto dell’Atacama. Ogni tappa è un’esperienza unica, con paesaggi mozzafiato, la sabbia che si solleva in nuvole di polvere e temperature estreme che mettono a dura prova sia gli equipaggi che le macchine.
La gara non è solo una sfida contro il deserto, ma anche una sfida contro se stessi. Gli equipaggi devono essere perfettamente preparati fisicamente e mentalmente, pronti ad affrontare le difficoltà che si presenteranno lungo il percorso. Ogni tappa richiede abilità, determinazione e coraggio, non solo per superare le difficoltà tecniche, ma anche per mantenere la concentrazione e la lucidità in condizioni estreme.
Purtroppo questo stupendo sogno di avventura chiede il conto anche al proprio creatore , è Il 14 gennaio 1986 l’elicottero con a bordo Thierry Sabine, che stava cercando di soccorrere un equipaggio vittima di un incidente, viene sorpreso da un’improvvisa tempesta di sabbia. Il velivolo si schiantò al suolo e tutti e cinque i componenti a bordo perdono tragicamente la vita. Con Sabine era presente Daniel Balavoine, cantautore francese che prese parte alla vita politica francese, che era stato invitato ad assistere alla gara da vicino. Sabine venne sepolto in quel deserto a cui aveva dato tutto e da cui aveva ricevuto tantissimo, nelle vicinanze di un albero che ancora oggi porta il suo nome ed è meta di pellegrinaggio di tantissimi appassionati.
Il fascino esotico e la pericolosità estrema fanno della Paris-Dakar un evento leggendario, che sembra sospeso nel tempo. E invece si tratta di una manifestazione tutt’altro che conservatrice.
«Una delle ultime avventure sportive che si possono compiere», così l’ha definita Stéphane Peterhansel , la gara più dura e famosa al mondo, che si corre una volta all’anno fra le rocce e la sabbia del deserto. Nota come Parigi-Dakar o semplicemente come La Dakar, è ancora oggi l’obiettivo di chiunque mondo gareggi nei rally, che sia in auto, in moto o sui camion. Per lungo tempo la Dakar è stata considerata la corsa delle stelle e degli eccentrici, visto che tra i partecipanti, negli anni, hanno figurato anche cantanti, astronauti e persino dei principi reali. La Dakar, insomma, riesce a coinvolgere chiunque abbia passione per la velocità, grazie alla sua capacità di cristallizzare il fascino pionieristico delle corse di un tempo, con le loro difficoltà, la loro pericolosità ma anche bellezza. «È una gara in cui devi andare il più veloce possibile, nel più bel paesaggio del mondo. Amo la velocità, ma soprattutto correre nei deserti più belli», ha affermato lo stesso Peterhansel, uno che la Dakar l’ha vinta quattordici volte, otto in auto e sei in moto (un record).
Le vere Paris-Dakar avevano un data di partenza , il 26 dicembre a Parigi con un prologo , poi verso Nizza dove avveniva l’imbarco della carovana in direzione Algeria a da lì attraversando deserti per arrivare nella capitale del Senegal , per l’esattezza nei pressi del Lago Retba, noto anche come “lago rosa” per la tipica colorazione dell’acqua, legata alla presenza di una particolare alga.
La Paris-Dakar era una gara durissima allora non esisteva il GPS , l’orientamento avveniva con la bussola, era molto facile perdersi nel deserto e magari essere ritrovati solo dopo alcuni giorni: capitò nel 1982 al figlio dell’allora Primo Ministro britannico Margaret Thatcher, Mark. Disperso insieme alla pilota francese Anne-Charlotte Verney e al loro meccanico, fu ritrovato nel Sahara dall’esercito algerino dopo sei giorni. Nel 1983, quando gli organizzatori imposero di attraversare per la prima volta la regione di Ténéré, alcuni piloti furono invece colti da una tempesta di sabbia e rimasero indietro di quattro giorni rispetto agli altri concorrenti. Perlomeno quelli che non furono costretti ad abbandonare la corsa per aver perso tutto il loro equipaggiamento.
In conclusione, la Paris-Dakar è stata una gara iconica che ha attratto partecipanti da tutto il mondo, pronti a sfidare il deserto e se stessi in una delle gare di rally raid più impegnative al mondo. La gara ha visto molte storie di coraggio, determinazione e perseveranza, e continuerà ad essere una leggenda delle corse automobilistiche, nonostante le difficoltà e le controversie che ha incontrato nel corso degli anni.









































