13 Maggio 1988 , sulle stradine del Principato di Monaco Ayrton “The Magic” Senna compie un’impresa che rimarrà scolpita nella storia della Formula 1 per sempre, una pole da extraterrestre.
Era un’epoca in cui la pole position se la giocavano 26 piloti tutti insieme in pista per un’ora e potete immaginare trovare il giro giusto in mezzo al traffico nel corto tracciato monegasco di soli 3.300 metri era come fare un terno al lotto . Ebbene sappiate che Ayrton Senna riuscì ad ottenere il miglio tempo per ben 5 volte ( e ben 6 vittorie) . Ma quella chi vi voglio raccontare è la fantastica pole del 1988 , al primo anno di McLaren , il forte brasiliano ha sempre avuto un feeling particolare con le stradine del Principato ma quello che fece fu semplicemente epico ottenne la pole con un fantastico 1.23,998 infliggendo al secondo classificato il suo compagno di squadra Alain Prost un secondo e mezzo di distacco e lasciando il terzo classificato Gerhard Berger su Ferrari ad oltre due secondi e mezzo.
Un giro perfetto che Senna realizzò mentre era letteralmente in un’altra dimensione, come disse lui stesso in un’intervista. Si sentiva in una sorte di tunnel, era fuori dalla sua capacità razionale. In quei momenti, Ayrton correva, andava sempre più forte e capì che meglio di così non avrebbe potuto fare in tutta la sua carriera: “Qualche volta penso di sapere alcune delle ragioni per le quali faccio il mio lavoro… Montecarlo ’88, sessione di qualifica, sabato pomeriggio: ero già in pole position, prima di mezzo secondo, poi di un secondo e andavo, andavo, andavo sempre più forte. In poco tempo ero due secondi più veloce di chiunque altro; stavo guidando istintivamente, ero in un’altra dimensione, in un tunnel, ben oltre la mia capacità razionale. In quel giorno mi sono detto: è il massimo che posso raggiungere, non c’è margine per qualcosa in più. Non ho mai più raggiunto quella sensazione da allora.”
Cito la testimonianza del suo fisioterapista Joseph Leberer : “Ayrton era in trance. Disse che quel giorno aveva avuto la sensazione di guardare se stesso da fuori l’abitacolo. La pole per lui era la ricerca della perfezione. Pensate che cosa doveva essere guidare una F1 a Montecarlo, con la leva del cambio manuale e le vibrazioni tremende delle vetture di allora. Era una lotta. E i piloti uscivano esausti“.
Lo stesso progettista della Casa di Woking , Neil Oatley dichiarò : “ Una performance che lasciò attoniti i rivali, soprattutto Prost , mi ricordo che sceso dalla vettura confrontando i tempi , aveva la faccia di un fantasma. Non riusciva a capire come o da dove fosse venuto fuori quel giro di Senna”.
Non a caso il brasiliano venne soprannominato “ The Magic”, proprio per via di quelle sue doti che si può azzardare fossero divine nella guida.