Il nome Maserati si lega ormai da tempo alla produzione di auto sportive, destinate sia alla guida su strada che a contesti agonistici. Tra i marchi di eccellenza dell’industria automobilistica italiana, l’azienda fondata a Bologna nel lontano 1914 si è sempre distinta per il taglio facilmente riconoscibile delle proprie autovetture. La Maserati Merak, in tal senso, non fa eccezione.
All’alba degli anni settanta, il mercato delle auto sportive di lusso di piccole dimensioni è dominato da Ferrari e Lamborghini con, rispettivamente, la Dino 246 e la Urraco. Entrambe rappresentano la risposta made in Italy alla Porsche 911. Nel 1972, l’azienda bolognese lancia sul mercato la Maserati Merak. Presentata al Salone di Parigi del 1972, il nome, contrariamente alla tradizione Maserati, non è quello di un vento, bensì quello della stella più luminosa dell’Orsa Maggiore. La vettura viene equipaggiata con un motore V6 che la Citroën avrebbe utilizzato anche per la SM (nota in Italia anche come Citroën-Maserati). Per quanto concerne invece il design della carrozzeria, la Maserati si affida all’Italdesign e alle abili mani di Giorgetto Giugiaro. Il progetto finale non si discosta di molto da quello della Bora (presentata al Salone di Ginevra l’anno precedente) i due modelli infatti appariranno molto simili se non per la parte posteriore, che risulterà essere la parte forse più caratteristica della Merak. Il profilo fastback della Bora, con l’ampio lunotto posteriore completamente integrato nel cofano piatto, viene al tempo stesso ripreso e radicalmente modificato. La Merak infatti presenta, da un lato, una distribuzione volumetrica del posteriore del tutto differente: un lunotto verticale ‘taglia’ di netto il profilo armonico proprio della Bora; dall’altro, una coppia di archi rampanti – la vera nota caratteristica della Merak riprende e ‘omaggia’ la continuità lineare del modello ‘madre’ ricalcando il profilo dell’ampio vetro posteriore. Il motore della Maserati Merak come detto, era un V6, nello specifico Tipo C114 derivato dal V8 della Maserati Bora progettato dall’ingegner Giulio Alfieri. Questo tipo di motorizzazione era stato progettato specificamente per la realizzazione della Citroën SM. Nel caso della Merak, però, ne viene aumentato l’alesaggio; questo accorgimento consente di ottenere un aumento della cilindrata che viene così portata a 3.0 litri, rispetto ai 2.7 della ‘sorella’ francese. Di conseguenza, i motori della Merak prima versione sono in grado di erogare una potenza massima maggiore ben 190 CV e raggiungere una velocità massima pari a 230 km/h. Nella versione SS del 1975, la potenza del motore viene implementata fino a 220 CV; il maggior numero di cavalli incrementa anche la velocità massima, che su questa versione arriva a 240 km/h. Due anni dopo vede la luce un ulteriore variante del modello, la Merak 2000 GT, in cui la cilindrata risulta ridotta, facendo diminuire anche la potenza fino a 170 CV. Le prestazioni restano comunque di tutto rispetto anche in rapporto ai consumi relativamente contenuti: l’auto riesce a superare ampiamente i 200 km/h di velocità massima, reggendo il confronto con le altre ‘sorelle’.
La Merak utilizza una scocca portante realizzata in lamiera d’acciaio; il motore, come detto, è alloggiato in posizione centrale con i radiatori frontali. La trasmissione Citroën è a cinque marce sincronizzate; anche i il sistema frenante è di produzione francese: i freni a disco ventilati sono comandati da un servofreno idraulico ad alta pressione. In linea con i classici freni Citroën, anche quelli della Merak sono molto efficienti e duraturi ma richiedono un tocco particolarmente sensibile per essere utilizzati al meglio. Per quanto concerne gli interni, c’è da dire che l’abitacolo incontra il gusto della stampa specializzata dell’epoca, grazie soprattutto all’impiego di materiali di alta qualità e all’utilizzo della stessa plancia della SM. Il carattere sportivo resta pressoché intatto grazie ai sedili in pelle ed una strumentazione (ancora analogica ovviamente) completa di contagiri, indicatori (acqua, olio e batteria) e orologio. La Maserati Merak venne prodotta a partire dal 1972 e fino al 1983, anno in cui uscì definitivamente di produzione. Se ne contano in tutto meno di duemila esemplari. Malgrado un andamento generalmente positivo sul mercato, la Merak fu vittima sia della crisi petrolifera dei primi anni settanta che dalla contingente situazione economica della Citroën, che nel 1975 arrivò a chiedere la liquidazione della Maserati a soli quattro anni dall’acquisizione del 100% dell’azienda. Successivamente furono presentate le varianti Merak SS e la Merak 2000 GT. La Merak SS viene messa a punto nel 1975 seguendo le direttive del nuovo proprietario della Maserati, l’argentino di origini napoletane Alejandro de Tomaso. Il restyling riguarda gli interni, in particolare il volante ed il cruscotto, l’unica novità del design esterno, invece, è la griglia trasversale che segna il cofano anteriore all’altezza dei fari. Detto del motore potenziato fino a 220 CV. La Merak SS ha ruote più grandi della versione originale, un telaio leggermente modificato e un peso ridotto di 50 kg. Spinta (anche) dalla crisi energetica che segna il decennio, la Maserati mette a punto nel 1976, sempre su iniziativa di de Tomaso, una variante con cilindrata ridotta, la Maserati Merak 2000 GT. Destinata esclusivamente al mercato nazionale, monta un motore V6 da 2 litri in grado di fornire prestazioni di livello. Dal punto di vista estetico, il design conserva la fascia trasversale sul cofano anteriore e registra l’aggiunta di una banda laterale nera che attraversa la fiancata.
Caratteristiche tecniche 1972
Carrozzeria : Coupé 2+2
Posizione motore : posteriore centrale
Trazione : posteriore
Tipo motore : 6 cilindri a V di 90°
Alesaggio x Corsa = 91,6 x 75,0 mm
Cilindrata : 2.965,5 cm³
Distribuzione : due assi a camme in testa per bancata comandati da catena, due valvole per cilindro
Alimentazione : tre carburatori Weber 42 DCNF 31
Potenza : 190 cavalli a 6000 giri/min
Accensione : singola, accensione elettronica
Frizione : monodisco a secco
Cambio : manuale a 5 rapporti, differenziale autobloccante
Corpo vettura : sc occa portante in lamiera d’acciaio
Sterzo : a cremagliera con ammortizzatore idraulico
Sospensioni anteriori : a ruote indipendenti / posteriori : a ruote indipendenti, bracci triangolari, ammortizzatori e molle elicoidali
Freni anteriori : a disco autoventilanti, 280 mm / posteriori: a disco autoventilanti, 300 mm; servofreno idraulico, doppio circuito idraulico ad alta pressione
Lunghezza × larghezza × altezza : 4335 × 1768 × 1134 mm
Passo : 2600 mm
Carreggiate : anteriore 1474 mm – posteriore 1447 mm
Posti totali : 2 + 2
Serbatoio : 85 litri
Pneumatici anteriori : 185/70 VR 15 X /posteriori : 205/70 VR 15 X
Cerchi : 7,50 x 15 in lega leggera Campagnolo
Velocità: 245 km/h