Maserati Ghibli 4.7 – 4.9

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Nata sotto la supervisione dell’Ing. Alfieri, la Ghibli venne presentata nello stand Ghia al Salone di Torino del 1966; il nome, come era consuetudine per le Maserati dell’epoca, è quello di un vento: in questo caso il Ghibli, secco vento di scirocco del deserto libico. I primi esemplari furono prodotti nel marzo del 1967. La Ghibli prima maniera aveva un motore V8 di 4,7 litri di cilindrata e 330 CV, alimentato da quattro carburatori. Il cambio poteva essere manuale a cinque marce oppure automatico a tre rapporti. Una particolarità riguarda il serbatoio (da 100 litri), diviso in due metà: si poteva scegliere a quale dei due serbatoi far alimentare il motore. Come equipaggiamenti, la Ghibli disponeva di fari a scomparsa, sedili sportivi in pelle e ruote in lega.
Nel 1969 venne presentata la Ghibli Spider. La versione a tetto aperto è rara: appena 125 esemplari, contro i 1149 esemplari di coupé. Col passare del tempo, le Ghibli Spider si sono “moltiplicate”: diverse coupé vennero trasformate, tagliando il tetto.
Al Salone dell’Automobile di Torino 1970 debuttò la Ghibli ristilizzata con fari anteriori, plancia e poggiatesta lievemente modificati.
Lo stesso anno entrò in produzione la Ghibli SS , spinta da un nuovo V8 a carter secco di 4,9 litri e 335 CV che le consentiva di raggiungere i 280 km/h. Oltre a queste elevate prestazioni la SS offriva anche dotazioni di lusso: montava infatti di serie piantone dello sterzo regolabile, bloccasterzo, sellerie in pelle, finestrini oscurati con alzacristalli elettrici, sedili reclinabili con poggiatesta, lunotto posteriore con sbrinatore, orologio sulla plancia e aria condizionata.
Mettiamo in chiaro subito una cosa fondamentale: anche se la Maserati Ghibli è già una super automobile in tutti i sensi, la versione SS è comunque un’altra cosa: è la versione speciale di un’auto speciale (ma la sigla SS significa Super Sport).
La linea, firmata da Ghia con apposito logo dietro gli sfoghi d’aria del vano motore sulle fiancate, è una delle opere più coinvolgenti di Giorgetto Giugiaro che nulla sbaglia nella definizione di una vettura che trasmette eleganza e potenza nello stesso tempo, e a livelli assoluti; non sappiamo se anche quei due esagerati tubi di scarico che sporgono obliquamente dal paraurti posteriore siano farina del suo sacco, ma è indubbio che contribuiscano enormemente a dare l’idea dello “sputafuoco” che vive e lavora sotto il cofano motore. La scocca in acciaio è assemblata presso la Vignale nello stabilimento di Grugliasco (TO) ed è talmente bella da causare uno dei ricorrenti omaggi della famiglia Ford all’industria italiana dell’automobile: vista la Ghibli, Henry II parte a razzo con un’offerta d’acquisto per l’intera Maserati.
Disegnata da Giorgetto Giugiaro per la Ghia e caratterizzata dal suo frontale basso e affilato, fu molto apprezzata, tanto da vendere più delle rivali dirette: la Ferrari 365 Daytona e la Lamborghini Miura.
Giugiaro stesso la descrisse così:
«Uno straordinario cofano particolarmente lungo e piatto, una calandra a tutta larghezza, fari a scomparsa, un parabrezza fortemente angolato, ampie luci di posizione che terminavano in un segmento verticale e fiancate estremamente pulite nonostante la linea della vettura risultasse molto mossa. Il posteriore era piuttosto alto, per motivi sia aerodinamici che funzionali.»
Sulla Ghibli si vedono per la prima volta le bellissime ruote in lega di magnesio, con coppetta lucida a coprire il sistema di fissaggio, che saranno un segno distintivo delle Maserati per alcuni anni; per i nostalgici saranno sempre disponibili, a richiesta, le ruote a raggi che però, su quest’auto, ci paiono un po’ fuori tempo. Il successo è immediato e molto ampio; la versione che a partire dalla primavera del 1967 inizia a essere consegnata ai primi clienti differisce poco da quella vista al Salone: fanaleria adeguata al Codice della Strada, calandra nera anziché grigia dove meglio risalta il tridente dorato e ampia presa d’aria sottostante, prima assente. Bellissima la soluzione della calandra, leggermente più spessa del minimo indispensabile, a guisa di paraurti. Basta guardarla poi, la Ghibli, con il suo abitacolo accucciato sulle ruote posteriori, per capire che dentro di lei è già presente, in embrione, la versione scoperta; che si presenta, nella sua magnificenza, al salone di Torino del 1969. E, se non è nata prima, è stato soltanto a causa dello sforzo profuso da Maserati nella produzione del coupé, “responsabile”, in pochi mesi, del raddoppio della cadenza produttiva della Casa.
La trasformazione è perfetta, non esistono altri aggettivi per definirla, e lasciamo alle immagini la descrizione dell’effetto complessivo così ognuno può farsi la sua idea; a noi pare una delle Spider più belle in assoluto, potendo contare, oltretutto, su un elemento determinante per la riuscita estetica di questo tipo di auto: la capote a scomparsa che trova alloggiamento sotto un coperchio in lamiera che lascia la linea di cintura fluire indisturbata da un capo all’altro. Anche il tetto rigido a richiesta è bellissimo: luminoso, si integra perfettamente con la vettura. Tanto che attribuiamo alla disponibilità immediata di questo componente la tiepida accoglienza riservata alla spider dalla clientela, con gli stravolgimenti sociali di quell’autunno che scoraggiarono enormemente l’esibizione di oggetti così “goduriosi”. Soltanto 125 spider saranno consegnate, su un totale di 1.149 Ghibli, delle quali 49 con il motore 4.9 e, ripetiamo, soltanto undici di queste ultime con specifiche europee.
Trapianto, questo del motore da 4,9 litri nel cofano della Ghibli, che è ufficializzato (dopo il montaggio su alcuni esemplari) al Salone di Torino 1970 in contemporanea su coupé e spider; all’aumento di 25 CV si accompagna un leggero “maquillage” che si estende anche alle 4.7 che restano in produzione: le ruote sono ora fissate ai mozzi mediante normali bulloni invece che attraverso un gallettone centrale (la modifica è però inavvertibile esteticamente perché il consueto cappellotto cromato continua a coprire il tutto); per le luci posteriori si adottano i fanalini dell’Alfa Romeo 2000, più estesi rispetto ai precedenti presi invece dalla Giulia Super; fanno la loro comparsa, purtroppo, rostri gommati di aspetto posticcio davanti alla calandra e interamente cromati, ma di forma massiccia, sui paraurti posteriori; dietro alla calandra compaiono due fari supplementari rettangolari diventati obbligatori per il lampeggio diurno. Internamente vi sono modifiche di dettaglio al cruscotto e ai comandi, mentre gli appoggiatesta e l’aria condizionata sono ora di serie, al pari del differenziale autobloccante; rimane un accessorio, ma almeno ora è disponibile, il servosterzo per entrambe le versioni.
Le linee di questa vettura sono armoniose e si allungano verso le due estremità appiattendo la forma della carrozzeria che rimane piuttosto bassa. La parte anteriore è affusolata e punta verso il basso. Il frontale restituisce un senso di potenza ed eleganza insieme. La Ghibli Maserati resta comunque una sportiva di alto rango, fatta per ospitare due soli passeggeri. I primi esemplari montavano un motore di 4,7 litri, V8, capace di erogare 330 cv di potenza ed era alimentato da ben quattro carburatori. La Ghibli era in grado, da ferma, di raggiungere i 100 Km/h in circa 7 secondi. Su rettilineo la sua velocità massima era di 270 Km/h. Il modello era disponibile con due varianti di cambio: manuale a 5 marce oppure automatico a soli 3 rapporti. Il serbatoio era diviso in due parti e si poteva scegliere la porzione da cui sarebbe stato alimentato il motore. Le dotazioni della vettura erano innovative e contribuivano a dare alla Ghibli quel fascino oscuro che l’ammantava. Sulla parte esterna, infatti, erano presenti i fari a scomparsa e i cerchi in lega, mentre i rivestimenti interni dei sedili erano in pelle.

Maserati Ghibli spider 4.7 (mercato americano)

Maserati Ghibli SS spider 4.9 (mercato europeo)

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