In occasione della 86^ 24 ore di Le Mans che si disputerà il 16 – 17 giugno 2018 voglio parlarVi di una vettura che ha contribuito a scrivere l’epopea della celebre 24 ore , la Ford GT 40 , una vettura che fece la storia delle competizioni, ripercorriamo le origini.
Probabilmente pochi ricordano il suo nome, ma tutti gli appassionati conoscono bene le sue creazioni: ci riferiamo a Roy Lunn, scomparso il 5 agosto 2017 all’età di 92 anni, il padre di diversi modelli entrati nella storia, tra cui la mitica Ford GT40. Nato in Inghilterra nel 1925, l’ingegnere iniziò la propria carriera alla AC nel 1946, passando poi all’Aston Martin dove collaborò al progetto DB2 prima di approdare, nel 1953, alla Ford. Uno dei suoi primi progetti fu la Anglia 105E, che riscosse un grande successo in Gran Bretagna. Trasferito alla filiale americana, diede vita a modelli iconici come il primo prototipo della Mustang e, appunto, la GT40, di cui ripercorriamo qui le tappe principali.
Henry Ford II, il presidente della Ford, da sempre considerava le competizioni come il miglior mezzo per pubblicizzare le proprie automobili, all’inizio degli anni sessanta decise che la sua azienda si sarebbe dovuta confrontare con la concorrenza sui campi di gara. Nel 1962 dapprima appoggiò la scuderia di Carroll Shelby nelle gare statunitensi, scontrandosi anche con la Scuderia Ferrari valevoli per il mondiale per vetture sport e notando che la piccola azienda italiana era molto più vincente e godeva di ottima attenzione da parte della stampa.
Resosi conto del tempo e dei costi necessari a raggiungere il livello della Ferrari, su suggerimento di uno dei suoi dirigenti di punta, l’italoamericano Lee Iacocca, decise di acquistare la piccola casa italiana e farne il “reparto corse” della Ford ma, dopo il naufragio della trattativa avvenuta nel 1963 dovuta al non voler concedere a Enzo Ferrari tutta l’autonomia decisionale che il Drake pretendeva in campo sportivo, decise di produrre una propria vettura, dando inizio a quella che i cronisti sportivi dell’epoca denominarono la guerra Ferrari-Ford. Per questo scopo venne creata una piccola azienda sussidiaria in Gran Bretagna, la Ford Advanced Vehicles, con sede a Slough. Si cominciò anche a trattare con la Cooper, la Lola e la Lotus , celebri costruttori di autovetture da competizione , alla fine venne scelta la proposta della Lola.
La Ford cominciò a lavorare a stretto contatto con la Lola e alla fine ne risultò una vettura che venne denominata GT 40. L’acronimo “GT”, in quanto pensata per la nuova Gran Turismo, sebbene poi non verrà mai omologata per questa categoria e il numero “40” pari ai pollici di altezza della vettura misurata al parabrezza (1,02 m), come richiesto dal regolamento. Per motorizzare l’auto vennero usati diversi motori con cilindrate che andavano da 4,2 L (lo stesso usato dalla Lotus 34 e Lotus 38 alla 500 miglia di Indianapolis) fino a 7 L (di derivazione NASCAR).
La prima GT40 prodotta fu contraddistinta dalla sigla MK I. Il modello originale montava un V8 di 4.2 litri di derivazione Lotus, ma le versioni di produzione vennero equipaggiate con il 4.7 litri Shelby della Cobra. Una MK I modificata con motore di 4.9 litri vinse la 24 Ore di Le Mans del 1968 e del 1969.
Ford GT40 MK II. Con gli anni l’auto subì alcuni aggiornamenti, il più importante dei quali fu l’introduzione di un nuovo motore di 7.0 litri derivato dalla Nascar. Vista la maggiore potenza, i tecnici dovettero aggiornare anche la trasmissione e apportare sostanziali modifiche all’impianto frenante. Seguirono le versioni MK II A e B, che portarono in dote alleggerimenti, affinamenti meccanici e novità aerodinamiche. Ciò consentì alla Ford GT40 di trionfare durante la 24 Ore di Le Mans del 1966.
Ford GT40 MK III. Vettura pensata per l’utilizzo stradale. Ne furono realizzate in tutto sette. L’auto era dotata di quattro fari e la parte posteriore della carrozzeria era stata riprogettata e ingrandita per creare un vano per il bagagliaio. Sulla vettura era montato il motore da 7 L depotenziato a 355 hp (268 kW). Anche le sospensioni erano state rese più morbide e la leva del cambio era stata spostata verso il centro della vettura. Il volante venne posizionato sul lato sinistro dell’abitacolo. Esteticamente però la MK III fu la vettura meno riuscita della serie per cui molti acquirenti preferirono acquistare per un uso stradale una MK I.
Ford GT40 MK IV. Nel 1967 partecipò alla gara la versione MK IV, frutto di un progetto nuovo con telaio e carrozzeria differenti rispetto alle versioni precedenti, vinse nuovamente la 24 Ore di Le Mans, toccando anche una punta velocistica di 343 km/h, la più alta sino ad allora. Alla gara parteciparono, oltre a 4 MK IV, anche 3 MK II e 3 MK I, la sua più seria avversaria, la Ferrari 330 P4, non riuscì a contrastarla.
Nel 1968 un cambiamento nel regolamento limitò la cilindrata delle vetture Sport a 5,0 litri richiedendo la costruzione di almeno 50 esemplari: ritornarono in auge le vecchie MK I con cilindrata aumentata fino a 4942 cm³ e potenza di circa 415 CV. Nel 1968 partecipò, e vinse, alla 24 Ore di Le Mans una MK I da 4,9 litri di cilindrata portata in pista dalla scuderia J.W. Automotive Engineering Ltd., che gareggiò contro le auto della categoria prototipi, il cui motore era limitato per regolamento a 3,0 litri di cilindrata, ma che potevano contare su un peso ben più contenuto.
L’anno seguente si rinnovò la sfida tra le GT40 e i prototipi, i motori di cubatura minore impiegati da questi ultimi, non riuscirono a contrastare il poderoso motore V8 Ford, la GT40 condotta da Jackie Ickx e Jackie Oliver vinse la corsa in volata per pochi secondi sulla Porsche 908, mentre le velocissime ma ancora acerbe Sport Porsche 917 furono carenti di affidabilità.
La 24 ore di Le Mans del 1970 coincise con il dominio dalla Porsche 917, la vettura si dimostrò ormai obsoleta e la 917 pose la parola fine all’epopea della GT40 alla celebre 24 francese.